Se viviamo secondo lo spirito del Vangelo, possiamo fare ecumenismo, altrimenti non siamo coerenti. Se viviamo l’amore con i membri della nostra comunità, allora possiamo guardare con lo stesso amore anche i fratelli appartenenti a confessioni e religioni diverse, con rispetto e ascolto poiché anche in essi ci sono i segni di Dio. Con questo spirito abbiamo svolto e svolgiamo a Firenze il nostro lavoro di missionari e missionarie laiche. La nostra tensione verso l’unità ci ha spinto a percorrere le vie del dialogo con appartenenti a chiese e comunità ecclesiali non cattoliche e ad altre religioni.

Il dialogo ecumenico quindi si situa per noi nel disegno di Dio: la separazione è segno del peccato. Nella I Cor. San Paolo ci dice che l’uomo che percorre le vie umane e non quelle dello spirito di Dio diventa geloso e violento, orgoglioso e fazioso. Distacco e dissociazione rompono l’armonia dell’unità e quindi siamo divisi in noi stessi e divisi dagli altri. La grande e santa fatica del cristiano è ricomporre questa armonia, lasciare che il Signore spiani il nostro andare fra i rovi delle passioni, dei nostri egoismi, dei nostri domini. Ecco perché in comunità si lavora e si lotta per formare questa stabile continua espressione dell’unità nella fraternità per poi testimoniarla dentro la Chiesa, facendo spesso un’opera silenziosa di ricucitura di strappi. Questa è la dimensione ecumenica della nostra vita che ci trova impegnati a portare avanti il discorso dell’unità con occhio attento anche ai lontani, ai non credenti e allo sviluppo del cammino ecumenico. Possedere una forte dimensione ecumenica nel coraggio della verità., acquisendo via, via una sempre maggiore conoscenza della dottrina e della storia delle religioni, delle confessioni, della loro vita spirituale e liturgica, della loro ricchezza (UR.9).

L’ecumenismo richiede competenza, tatto, disponibilità, per essere persone qualificate per meglio contribuire a questa azione. È parte essenziale della nostra formazione il vivere in dialogo non solo come uno scambio di idee, ma uno scambio di doni ed esperienze spirituali (Ut Unum Sint, 28). Attraverso il dialogo ecumenico lo Spirito realizza il suo insediamento sempre in un’ampia e più profonda verità che è propria dell’opera dello Spirito. Il dialogo ecumenico non vuol dire abbandonare la propria identità per un “miscuglio ecumenico”, questo sarebbe un vero equivoco, un relativismo dottrinale. L’obiettivo non è trovare il minimo denominatore e neppure un impoverimento spirituale, ma un arricchimento reciproco. Attraverso il dialogo scopriamo la verità dell’altro come la nostra propria verità. Così lo Spirito ci conduce nella totale verità, cura le ferite delle nostre divisioni e ci pone nella piena cattolicità. In tutti questi anni abbiamo imparato tanto dai nostri fratelli protestanti: l’esegesi biblica, il gusto della lettura della Parola; più recentemente loro stanno imparando dai cattolici la comprensione dei segni sacramentali e il modo di celebrare la liturgia.

Quanto al dialogo con le chiese orientali, possiamo imparare la ricchezza spirituale e dal loro rispetto del mistero, possiamo condividere esperienze pastorali soprattutto relative alla modernità. Un tale scambio non è possibile senza una spiritualità di comunione, questa spiritualità è quella che ci fa condividere gioie e dolori, scoprire ciò che vi è di positivo nell’altro, accoglierlo e apprezzarlo come un dono di Dio. Questa spiritualità di comunione vuol dire “fare spazio” all’altro e portare ciascuno i pesi dell’altro, resistendo alla tentazione egoistica che sempre ci assale e causa competizione, pregiudizio, sfiducia e gelosia., Senza tale spiritualità ogni struttura esterna e attività diventa puro meccanismo senza anima, una facciata piuttosto che una vera espressione di crescita nella fede.

 L’unità tra noi 

Il primo passo di questo cammino è quello di vivere l’unità all’interno, nella vita comune, e ovviamente, nella Chiesa Cattolica a cui apparteniamo. Non possiamo non sentire, infatti, il peso della separazione ovunque esso sia e quindi il bisogno di servire l’unità laddove siamo chiamati. Questa passione si fonda sul mistero dell’Incarnazione che redime e sana il peccato della divisione e trova in Cristo la meta finale riunificatrice. Questo disegno di Dio fa di noi una comunità pasquale e perciò ecumenica.

 Cercare il dialogo

Se il mondo rifiuta i cristiani spesso è perché, in quanto cristiani, non siamo credibili, siamo disuniti, predichiamo il Vangelo, ma ci sono scismi profondi che ci dividono da secoli. Tra noi c’è tanta mancanza di fraternità e di accoglienza, la capacità di ascolto e rispetto della diversità di cultura o di fede. Attraverso le tante occasioni d’incontro con gente comune ci si accorge che spesso non è Cristo che viene rifiutato quanto la testimonianza incoerente dei suoi discepoli.

La nostra tensione è dunque quella di vivere nella comunità tutto l’arco dell’unità della Chiesa che, dopo essere unita al suo interno, diventa unità dinamica e missionaria. Nessuno può esserci “estraneo” se siamo cristiani. Ecco perché il nostro dialogare si espande verso tutti, qualunque sia la fede, da qualunque esperienza provengano anche se questo dovesse costituire uno scandalo. Il Signore ha già subito questo scandalo e noi non possiamo fermare la strada della carità, che abbraccia tutti gli uomini e le donne, solo perché la gente non comprende.

  La nostra attività

La nostra azione ecumenica, cominciata agli inizi degli anni ’70, si è sempre svolta a vari livelli ed in diversi settori, adeguando il nostro lavoro alle situazioni che nel tempo sono cambiate. Abbiamo organizzato incontri di preghiera nelle parrocchie con rappresentanti di Chiese non cattoliche, incontri di studio nella nostra casa e a livello cittadino. Abbiamo sempre mantenuto rapporti amichevoli con i Pastori evangelici che si sono avvicendati nella conduzione delle loro comunità, facendo noi accoglienza ed inserimento nella comunità fiorentina; questo sempre in un clima di dialogo che la pazienza del tempo e la disponibilità hanno saputo costruire. Abbiamo iniziato la reciproca conoscenza confrontandoci sulla Parola con incontri molto ricchi che hanno cementato anche una amicizia e un aiuto fraterno. Scoprire quanta ricchezza è nel fratello ci ha aiutato ad approfondire la nostra fede.

Questa esperienza si è accresciuta con l’adesione all’Amicizia Ebraico Cristiana alla fine degli anni 70 e, più recentemente con la frequentazione della Comunità Islamica. In città abbiamo organizzato una preghiera ecumenica itinerante condotta di volta in volta dai rappresentanti delle varie Chiese in luoghi diversi (mensile). Abbiamo organizzato convegni per la CEI a Roma per i Delegati diocesani quando il nostro fondatore mons. Agresti era presidente della Commissione per l’Ecumenismo e il Dialogo. Abbiamo organizzato incontri a livello cittadino su temi di attualità come aggiornamento (Le Sette oggi ed altri). Incontri in molte parrocchie della nostra diocesi affinché Parroci e comunità parrocchiali potessero conoscere le realtà non-cattoliche presenti sul territorio o confinanti. Fin dagli inizi della sua istituzione, poi, un membro della Comunità ha sempre fatto parte della Commissione diocesana per l’ecumenismo e il dialogo. Abbiamo partecipato per anni agli incontri annuali e primaverili del Segretariato Attività Ecumeniche iniziando a Firenze il primo nucleo operativo e fin dagli inizi (1980) abbiamo partecipato ai Colloqui annuali dell’AEC a Camaldoli. Più recentemente c’è stato un coinvolgimento nell’organizzazione della Giornata della Preghiera Mondiale delle Donne: un piccolo gruppo condotto dalle donne appartenenti alla Chiesa Luterana fiorentina e che organizza ogni anno, insieme ad altre espressioni cristiane, un pomeriggio di preghiera e conoscenza di culture.